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Buongiorno,
mi felicito e congratulo per l'impegnativo e splendido progetto, che spero si realizzi in ogni suo aspetto. Mi č stato chiesto un parere in merito e lo dņ, senza esitazione e senza risparmiarmi, come č sempre stata mia abitudine in questo Forum. La Fantic ha una storia che č saldamente legata ai suoi cinquantini e, come nel mondo si parla pił di Vespa che di Piaggio, possiamo facilmente affermare, senza tema di smentita, che lo stesso "effetto Vespa" lo si ha con il Caballero per la Fantic Motor. In ognuno di noi, nati nel decennio del '60, il Caballero ha rappresentato un punto di arrivo, un sogno da realizzare e per molti poi realizzato, se non allora, oggi, con il collezionismo d'epoca. Quando da ragazzino guardavo nel cielo le righe rosse e blu dicevo che il cielo era Fantic. Chiaro che, di quel "colosso di Barzago", ne ero, come ne sono ancora, pazzamente innamorato. 13 anni ed ecco il MIK26. I libri incastrati tra la mascherina ed il manubrio e diventava piacere irrinunciabile anche l'andare a scuola. Ma come si č arrivati a tutto questo? Com'č stato possibile che una intera generazione abbia vissuto questo amore fedele verso un cinquantino? Chi č stato il moderno "Pifferaio di Hamelin"? Ebbene, questo "Pifferaio" ha un nome molto noto nel mondo dell'industria motociclistica, Henry Keppel Hesselink, e per noi Fantichisti non resta solo "IL" nome noto, ma il punto di riferimento per ricollegarci alla storia ed alle vicende che hanno portato alla nascita, all'ascesa, a quel fantastico apogeo ed a quel terribile declino che ne ha visto le macerie accatastate nello spazio nel quale sorgeva la nostra amata Fantic. Tra un Berlucchi Cuvee Imperiale e l'altro, il signor Keppel ed io, piacevolmente seduti, immersi nelle colline toscane, abbiamo ripercorso un po' questa storia, dai fantastici aneddotģ interrotti da qualche mia domanda sempre pił "ponderata" dato che quelle "di impulso", quelle pił scontate, si erano esaurite nelle poche battute iniziali. Prima informazione degna di nota fu che in Fantic ogni uomo, almeno nello staff pił al vertice, era in grado di svolgere brillantemente diversi compiti, competenze completamente differenti, dunque, da quelle per le quali era stato assunto. Ad esempio, in quella splendida serata evocativa, mi disse che il forse troppo poco nominato Fumagalli, si dimostrņ in molti frangenti, quando necessario, abile disegnatore. Ma quando gli chiesi "chi ha disegnato il Caballero?" mi rispose prontamente "I giovani! Noi ci recavamo alle fiere della moto e intervistavamo i giovani davanti ai loro oggetti del desiderio, chiedendo loro quale fosse il particolare di maggior pregio della moto che avevano di fronte". Semplice ma per quell'epoca assolutamente geniale. A dare manforte a questo studio arriva l'attivitą agonistica ed i successi sportivi. A questo punto bisogna dire grazie ai piloti, specialmente ai Signorelli ed a Guanziroli, o all'instancabile Giulio Maffessoli che spesso abbandonava tutto e tutti per correre in fabbrica a provare l'idea che gli era appena balenata. 1978, il successo nella regolaritą all'ISDT in Svezia e soprattutto il 1979, con il tris di vittorie al campionato italiano classe 50cc e 75cc ed al campionato Europeo, classe 50cc vedono brillare (nel 78 in forma embrionale) la stella assoluta del firmamento Fantic, il Caballero MIK26 che č stato e sempre resterą l'icona Fantic, il simbolo di una ascesa irrefrenabile di un marchio divenuto ormai leggenda. Il MIK26 era in tutte le strade d'Italia, confermandosi come il pił grande successo commerciale oltre che sportivo della Fantic, e chi possedeva il modello precedente cercava di adattarvi quei vari particolari che lo rendevano cosģ irresistibile. Il Trial ha rappresentato un altro esempio, contemporaneo, di successo sportivo ed industriale. Figlio di Roberto Cattone, allevato e condotto al successo da Roberto Daverio, il fenomeno Trial vede nel 1979 un ingresso pieno di successi sportivi. Campionato Italiano Cadetti e Juniores danno l'avvio a quel percorso di vittorie che rese la Fantic azienda di riferimento anche in questa disciplina. Indimenticabili le manifestazioni della squadriglia acrobatica che accendeva gli animi persino nelle piazze con il sidecar trial "Pietro Micca" e con i cinquantini in evoluzioni mozzafiato. Concludo quindi confermando che il 1978-79 č senza dubbio il "momento magico" di Mamma Fantic, mentre il successivi allori altro non sono che la conferma delle capacitą dell'azienda, ed indico il MIK26 quale suo prodotto icona, il pił glorioso, sia per successi sportivi che per produzione e vendite. Luisa, avrą da noi, nel limite delle nostre capacitą, tutto l'appoggio che vorrą chiederci, e la ringraziamo per la fiducia che ci ha dimostrato. In bocca al lupo, buon lavoro e VIVA FANTIC, SEMPRE...!!! Antonio Cesareo |